giovedì 5 novembre 2015

Odissea di Giuseppe Varaldo



Best seller sempre celebre e splendente,
che pene, ebbrezze, beffe, tresche stesse
mescere seppe, e gente legge e lesse
nelle pregresse ere e nel presente.

Se l'erede ventenne è effervescente
(per le veemenze tenere che espresse),
ell'è fedele, perché tesse e stesse
le pretese del greve pretendente,

e nel fremente re, fervente crede:
prevede e sente che le brezze fende
e che testé, se regge né decede,

per terre greche e etnee le vele tende.
L'ex pezzente, nel cernere le prede,
mercé le frecce le vendette prende.

domenica 30 novembre 2014

Cosa significano le Itache

Di seguito la mia traduzione di 'Itaca', celebre poesia di Kavafis.

Quando ti metterai in viaggio verso Itaca,
augurati che sia lungo il cammino,
pieno di avventure, pieno di conoscenze.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
il furioso Poseidone non temere,
tali cose nel tuo cammino mai le troverai,
se il tuo pensiero resta alto, se una fine
emozione il tuo spirito e il tuo corpo tocca.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
il feroce Poseidone non incontrerai,
se non li porti nella tua anima,
se la tua anima non te li para davanti.

Augurati che sia lungo il cammino.
Molti siano i mattini estivi
quando, con che piacere! con che gioia!
entrerai in porti mai visti prima:
fermati in empori fenici,
e fai tuoi i begli acquisti,
madreperle e coralli, ambre ed ebani,
e profumi voluttuosi d'ogni sorta,
quanti più puoi profumi voluttuosi:
in tante città egiziane vai,
a imparare e imparare da chi ha studiato.

Sempre nella tua mente abbi Itaca.
L'arrivo lì è la tua meta.
Ma non affrettare il viaggio per nulla.
Meglio che molti anni duri,
e ormai vecchio approdi all'isola,
ricco con quanto hai guadagnato nel cammino,
non aspettandoti che ricchezze ti dia Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio.
Senza di lei non ti saresti messo in cammino.
Nient'altro più ha da darti.

E se povera la trovi, Itaca non ti ha ingannato.
Così sapiente come sei diventato, con così
                               [grande esperienza,
già lo avrai capito cosa le Itache significano.

mercoledì 30 luglio 2014

What I believe


  Il libro fu pubblicato nel 1884, quando l’autore aveva gia’ trascorso la maggior parte della sua vita, e aveva esperito tante tribolazioni, sia interiori sia dovute ad avvenimenti drammatici che costellarono la sua esistenza.
  Il libro e’ frutto di un intenso e profondo studio delle Sacre Scritture e dei commentari dei padri della Chiesa, segnatamente di Giovanni Crisostomo, e di teologi a lui piu’ vicini cronologicamente, oltre che di filologi, che della tradizione del testo evangelico si erano occupati in tempi recenti; per quanto la chiave delle sue scoperte risiede nell’ avere dato alle parole di Cristo il loro significato letterale, forte della convinzione che qualunque cosa Gesu’ volesse comunicare agli uomini, non poteva che essere chiara ed univoca.
  Nell’analisi da lui condotta emerge cristallino uno spirito critico preciso, asciutto e dalla logica stringente. Passo dopo passo, facendo anche riferimento ai dubbi che anche prima della ricerca lo tormentavano (dubbi che magari qualche lettore, tra cui metto me stesso, avra’ riconosciuto essere stati anche i propri), porta alla luce la vera dottrina di Cristo, e allo stesso tempo fa vedere come la Chiesa non abbia fatto altro, nei 1800 anni dalla morte di Gesu’ all’epoca della stesura del testo, che mistificare il messaggio dei Vangeli, che di fatto diventano il vero testo sacro di riferimento per Tolstoj, riuscendo addirittura in molti casi a imporre ai fedeli i dettami esattamente contrari.

  In che consiste la dottrina di Cristo secondo Tolstoj? In cinque comandamenti, i quali non sarebbero una semplice ratifica della legge di Mose’, ma al contrario sarebbero una correzione, una nuova legge, offerta agli uomini per la felicita’ sulla Terra.
Ecco i comandamenti:
-Non cedere mai all’odio, anzi cerca di conciliarti con chi tu ti trovi in uno stato di inimicizia, perche’ eviterai le divisioni tra gli uomini che tanto dolore e sofferenza arrecano alle vite di tutti.
- Ogni uomo sara’ indissolubilmente legato alla donna di cui si sara’ innamorato la prima volta fino alla fine dei loro giorni, perche’ cio’ evitera’ il dilagare della lascivia, che e’ un male del mondo.
- Non prestare mai giuramento di alcun tipo, perche’ in tal modo il volere degli uomini diventa altrui, e cio’ permette la perpetrazione dei peggiori misfatti, come le guerre, i processi (Gesu’ ha detto di non istituirli, quando disse: “ Non gudicare, e non sarai giudicato.”), le condanne a morte, le torture, le detenzioni.
-Non esercitare mai la violenza, in nessun caso, perche’ anche quando la si voglia fare per difendere cio’ che si ritiene giusto, non si fa altro che aumentare la violenza e la cattiveria che gia’ appestano il mondo da sempre, e hanno creato morte e distruzione. D’altro canto Cristo ha detto che chi lo seguira’, dovra’ esser pronto a soffrire e a morire.
- Ama gli stranieri, perche’ e’ proprio sulla base di un’avversione creata ad arte dalle istituzioni di un popolo rispetto ai popoli di cultura diversa che sono state giustificate e dichiarate sante guerre sanguinosissime e crudeli.

  Se si eccettua forse il secondo comandamento, in pochi avrebbero difficolta’ a riconoscere in queste norme di comportamento una sorta di anarchismo non violento, la cui radicalita’ e’ in perfetta sintonia con la temperie del tempo, quando le ideologie riuscivano ad avere una straordinaria presa sugli uomini, forse tanto piu’, quanto piu’ erano radicali. Lo stesso Tolstoj dice che i progetti di societa’ futura, come il Socialismo o il Comunismo, che lui stesso dimostra di non disdegnare piu’ dell’ancien regime delle monarchie benedette dalla Chiesa, anzi, non sarebbero altro che brutte e incomplete perifrasi della dottrina di Cristo.

  Ma la portata dello scandalo teologico, per cui l’autore ebbe seri guai con la Chiesa Russa, non si ferma certo qui. Sostiene infatti che Cristo non avrebbe mai parlato di resurrezione o di vita dopo la morte, ma che la sua dottrina insegna a vivere la vita, immenso dono di Dio, rispetto al quale bisogna essere riconoscenti senza cercare ulteriori ricompense per atti virtuosi o meriti. La vita quindi non e’, come invece sostenuto dalla Chiesa, tribolazione e sofferenza, al temine delle quali e’ la ricompensa di vita eterna in paradiso. L’unica vita di cui parla Cristo e’ quella in Terra condotta immersi nel consorzio umano, anche tra chi va contro i principi di Cristo, anche e soprattutto con i naturali nemici. Fuggire dal contatto con l’uomo, cercare la solitudine, il contemptus mundi, avere sdegno per se’ e la corporalita’, questo va contro la dottrina di Cristo, eppure e’ stato predicato da teologi, santi e Chiesa.
  Cristo ha dato la ricetta per vivere felici in Terra, visto che le leggi che fino a prima di lui, e che comunque sono state seguite anche dopo di lui, non hanno portato ad altro che alla disperazione, alla perdizione e alla distruzione.

  E tuttavia sbaglia chi, sulla base di cio’, pensi che l’avversario principale dello scritto sia l’apparato statale e religioso, perche’ questo non e’ che lo strumento attraverso cui si perpetua la legge del mondo, la legge concorrente alla legge di Cristo. La legge del mondo, come lui stesso la chiama, impone di vivere una vita individuale, di combattere per vivere, di vincere sull’altro, di avere sempre di piu’, di acquisire gloria e fama in Terra, di essere forti, di essere migliori di altri, di poter vantare straordinarie gesta erotiche, di difendersi con le armi e con i denti, di vendicarsi. E cio’ che e’ sorprendente e’ che questa legge vige ovunque nel mondo, in qualunque popolo di qualunque epoca e di qualunque credo religioso.

  Tolstoj ammette di avere vissuto seguendo questa legge, la quale porta morte e sofferenza, proprio come quella di Cristo, con la differenza che quest’ultima non mente e porta anche la felicita’, mentre la prima promette solo benessere illusorio e cela tutte le sue nefaste ricadute. In seguito, l’illuminazione ricevuta dalla lettura dei Vangeli lo ha convetito e fatto conoscere la vera vita e le condizioni per la vera felicita’, che si cura di elencare e commentare. Esse sono cinque, proprio come i comandamenti:
- Il contatto continuo con la natura, perche’ lontano da essa l’uomo perde come una parte di se’. In controtendenza, e’ bene andare a vivere dalla citta’ in campagna, anziche’ dalla campagna in citta’.
-  Il lavoro manuale, il solo che da’ vigore, fa dormire sereni, da’ da mangiare a se’ e alla propria famiglia, e costituisce vera riconoscenza per il dono della vita.
- La vita familiare: avere una moglie e dei figli.
- La comunicazione libera con gli uomini. Tolstoj sostiene che quanto piu’ si e’ in basso nella scala sociale, tanto piu’ larga e’ la cerchia di persone con cui si riesce a comunicare da pari a pari; mentre piu’ di sale, piu’ si escude chi sta al di sotto, e piu’ si e’ escusi da chi sta sopra.
- La salute e una morte indolore, le quali sarebbero tanto piu’ comuni, quanto piu’ si e’ poveri, mentre sarebbero rarissime presso i ricchi o, comunque, presso coloro che si e’ usi a considerare i privilegiati.

  Tolstoj esclude il miracoloso o il divino, per come viene inteso da chi crede, al punto che persino il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci viene spiegata sotto un’altra luce: Cristo non avrebbe creato pani e pesci dal nulla. L’unica cosa che fu fatta in quella circostanza fu distribuire equamente quello che c’era tra tutti i presenti, e cio’ starebbe a indicarci che le risorse naturali sono bastevoli per tutti, e che e’ proprio la lotta per accaparrarsele a distruggerle e a creare disuguaglianze: il paradiso e’ a portata di mano ed e’ terreno. E’ un processo collettivo, che parte dal passato, sosta nel presente, e ha prospettiva futura, ed e’ il compito dell’umanita’, non dell’uomo preso singolarmente.

  A conclusione di questo resoconto del libro vorrei aggiungere alcune impressioni personali. Tolstoj deve essere stato un uomo assoluto, quale che fosse la fase di vita che stesse attraversando, e quella che caratterizzo’ la sua vita al tempo della elaborazione di questo libro non deve essere stata meno radicale. Egli fu certamente una persona pessimista, al punto che anche questo libro, pieno di gioia e di speranza per un futuro migliore e a partata di mano, fa trasparire un certo senso di desolazione, di inquietudine e angoscia. Tolstoj sostiene di avere finalmente abbracciato la vera felicita’, ma niente puo’ dissuadermi dal credere che i suoi tormenti interiori avranno comunque cinto di assedio la sua serenita’, magari meno spesso, ma non con minor forza.
Si dice che sul finire della sua vita Tolstoj prese dei treni insieme al suo medico di fiducia, che era anche un suo carissimo amico, per andare in Crimea e fuggire da tutto. Le sue ultime parole pare che siano state: “Svignarsela! Bisogna svignarsela!”


sabato 23 marzo 2013

La Grecia è farinosa






La Grecia è farinosa
al primo sguardo,
e ti ritrovi
in bocca la polverina
del caffè impalpabile.
"Miriade" è la parola,
come le foglie minuscole
di questi ulivi del Peloponneso,
grave mano ruvida e sabbia,
una terra vecchia senz’acqua
a stento da tempo;
fatica e ce la fa per un soffio,
riposata come le parole
e il fumo che escono
dalle bocche dei greci
ancora intorno all’agorà
del tavolino.


                                  luglio   2005

domenica 17 marzo 2013

La Storia



Un torrente impazzito
di linee che schizzano,
convulsione di sforzi
che incalzano rutilanti,
un fiume di intrecci
scorre da sempre smarrito,
senza saperlo.
Si staccano dei riccioli però,
che salgono a spirale.
Puntano sulla testa
la corrente non si arresta.
A volte cambia,
senza criterio.
I riccioli svaniscono evaporati
e le linee continuano
fagocitano e avanzano
verso la morte.
                             Aprile 2006

domenica 10 marzo 2013

La libertà è dire che due più due fa quattro

Sono un cittadino italiano e alle ultime elezioni politiche del 24-25 febbraio ho votato alla Camera dei deputati il M5S. Quella che sto scrivendo è da considerare una lettera aperta a tutti gli elettori ed eletti del movimento.

Come per moltissimi altri, era la prima volta che votavo per questa formazione politica. Non c'è alcun bisogno di dichiarare quali siano i miei orientamenti politici e quali le mie preferenze nelle scorse elezioni.
Basta dire che avevo maturato una profonda delusione per l'attività dei partiti che vedevo con favore, e più in generale di tutto il panorama politico. Come per molti milioni di italiani, avere visto giorno dopo giorno calpestati il buon senso e il rispetto nei confronti dei cittadini da parte di chi detiene il potere, ha provocato in me un grande, grandissimo senso di sdegno e indignazione. A questi sentimenti si sono aggiunti presto quelli della rabbia e della frustrazione: questo prova chi si sente continuamente sotto attacco e minacciato e non può, d'altra parte, difendersi e fare valere le proprie ragioni.
Con il suo atteggiamento insensibile se non addirittura oltraggioso nei confronti della richiesta di buon senso e di giustizia dei cittadini, la politica ha esercitato in maniera talora nascosta, talora sfacciatamente scoperta, una violenza inaudita. E sia chiaro: la violenza non è solo quella fisica. La violenza ha assunto in questi anni, e specie durante quest'ultimo periodo di crisi economica, le forme più varie di imposizione dall'alto di un volere che nessuno, tranne veramente pochi, ha condiviso e accettato di buon grado. Faccio alcuni esempi: la politica di austerity, la quale ha colpito gli ultimi; l'elevata tassazione specie di chi produce; il tentativo di privatizzare l'acqua e di introdurre nuovamente il nucleare; la progressiva distruzione della scuola pubblica, le inefficienze del sistema sanitario; i costi della politica e così via.

Sono rimasto sconcertato, perché non ho ravvisato in nessuna delle vecchie forze politiche la benché minima umiltà di dire agli italiani: “Abbiamo sbagliato. Siamo coscienti dei nostri gravissimi errori e mancanze, ma adesso siamo veramente disposti a voltare pagina. E lo dimostreremo coi fatti.” E' per questo che mi sono deciso a punire il partito per cui avrei votato altrimenti, e con esso tutta la classe politica. Ho voluto quindi dare il voto al movimento di cittadini che fa capo a Beppe Grillo. Vedendo l'imbarazzo dei candidati nel prendere un microfono in mano, la timidezza nel parlare alle tante persone accorse ai loro comizi, io scorgevo una genuinità che mi confortava moltissimo, molto di più degli slogan urlati dal loro leader. Ero sicuro che questa semplicità avrebbe dato un cambio di rotta assai positivo a tutto il mondo politico italiano e forse non solo, dal momento che tanta politica miope e incapace di difendere gli ultimi prevale anche nel quadro europeo. L'idea che cittadini, che mai avevano avuto a che fare con la politica, si rimboccassero le maniche ed entrassero nei luoghi decisionali mi sembrava una bellissima e feconda novità.

Ma già all'indomani delle elezioni mi sono sentito tradito dal M5S. L'euforia e l'entusiasmo degli eletti ed elettori del M5S per un risultato così travolgente e la certezza di contare e di far finalmente sentire una voce tanto diversa da quella cui eravamo abituati erano veramente grandi. La politica italiana cambiava, si rinnovava nel segno di idee semplici e del principio che normali cittadini fossero in grado di dare un contributo costruttivo al miglioramento della società. E si sentivano dichiarazioni che aprivano a chiunque da destra o da sinistra avesse proposto idee valide e
di cui il nostro paese ha tanto bisogno, se non vuole rassegnarsi al declino.
Ma quello che sembrava a me il preambolo per una nuova fase politica è stato letteralmente cancellato dalle urla e dagli ordini perentori e pieni di autoritarismo del leader. Quasi di colpo non c'è stata più traccia degli interventi degli eletti M5S su cosa fosse il caso di fare. A parlare è stato solo il leader, oltre a un paio di fedelissimi, i soli deputati a parlare in nome del movimento, i quali sono stati peraltro smentiti e corretti dallo stesso Grillo.

Sono davvero tante le cose che mi sto chiedendo in questi giorni, e ancora di più sono le perplessità. Tutti i dubbi comunque possono essere messi sotto due grandi interrogativi.
Qual è il senso di questa posizione politica di netto rifiuto di ogni possibile azione di governo?
E ancora: come funziona oggi il M5S? Si capisce bene che i due interrogativi sono strettamente legati tra di loro. Per rispondere sarà utile ripercorrere gli ultimi sviluppi all'interno del movimento.

Nei giorni successivi al risultato delle elezioni Grillo ha deciso per tutti gli eletti Cinque Stelle una linea drastica: nessuna alleanza, nessun patto, nessun governo.
Una simile scelta appare tanto più discutibile, in quanto si spreca l'occasione di esercitare il potere politico dei cittadini nel momento in cui le condizioni lo permettono.
Forse Grillo intendeva confermare un suo cavallo di battaglia, e cioè che i partiti si accordano su tutto, perché in fondo hanno gli stessi obiettivi, sono la stessa cosa. In tal senso la decisione di astenersi dal prendere parte a qualsiasi governo poteva essere volta a favorire un accordo tra destra e sinistra, così da assicurarsi un successo ancora più largo alle successive elezioni. Si tratterebbe dunque di un calcolo politico, che tuttavia ad oggi non ha trovato riscontro alcuno: se questa era la previsione di Grillo, allora anche il leader, che spesso indulge in sentenze valide per tempi avvenire, sbaglia.

Ma ammettiamo pure che non sia così, e cioè che Grillo e Casaleggio non puntino a questo. Non sarebbe dunque la formazione di un governo Pd- Pdl l'obiettivo di questa presa di posizione. E allora quale?
Quale può essere lo scopo sull'altare del quale si è disposti a sacrificare la governabilità e la stabilità dell'Italia, oltre che l'azione di un governo formato almeno in parte dal movimento dei cittadini?
Escludo che lo scopo possa essere quello di conservare intatta l' “alterità” del movimento, la quale verrebbe irreparabilmente compromessa, se l'M5S prendesse parte a un governo formato da partiti oppure tecnico. Lo escludo, perché il movimento potrebbe mantenere la coerenza governando fintanto che venisse promossa un'azione che non sia in contrasto con i suoi principi, o fino a quando non emergessero sporchi giochi di palazzo.
Quindi non può essere questo. Tanto più dal momento che la volontà di non assumersi la propria responsabilità di governo mina seriamente alla credibilità del movimento, con conseguente perdita dei consensi alle prossime consultazioni elettorali.

E dunque che obiettivo perseguono i leader del M5S?
Ecco cosa credo: Grillo e Casaleggio hanno in mente una idea di società diversa da quella che noi conosciamo. Il video “Gaia: il futuro della politica”, realizzato dalla CasaleggioAssociati, ipotizza un futuro nemmeno troppo lontano in cui l'individuo non esiste se non ha un'identità sui social network, una guerra mondiale che causerà un miliardo di morti, e il trionfo della democrazia diretta resa possibile da internet, la quale gestirà il governo mondiale, Gaia.
Grillo, dal conto suo, in linea con questa idea di futuro, propugna la fine dei partiti; l'inizio di una nuova era in cui il potere è gestito direttamente dai cittadini; l'uso di internet come strumento unico della democrazia diretta e dell'informazione, e il conseguente tramonto di mezzi di comunicazione, definiti spesso “morti”, quali giornali, televisioni, e forse anche radio.
Grillo annuncia ad ogni comizio la fine della vecchia politica partitocratica e la nascita di una nuova fatta dai cittadini. Si sentono dire molto di frequente commenti come: “ Non avete capito quello che sta succedendo”, “ Non vi rendete conto che è cambiato tutto, voi -riferito ai partiti- siete il vecchio che verrà spazzato via!”. E, ancora, in video elettorali del M5S si sente parlare apertamente della volontà di imporre un “nuovo modo di pensare”.

Ecco dunque la ragione di una linea politica così radicale imposta dalla coppia Grillo-Casaleggio: conseguire il loro ideale di politica. Che questo possa anche portare al tracollo dei consensi del movimento, o che l'Italia vada in malora per l'assenza di governo, ciò è assolutamente secondario rispetto al fine di spingere il nostro paese e a ruota il resto del mondo (tale è l'ambizione!) verso un modo di gestire il potere totalmente nuovo.

Ebbene, quando si parla di “nuovo modo di pensare” o di “nuovo modo di concepire la politica”, a me vengono in mente due concetti inquietanti: pensiero unico e totalitarismo.
Chi dunque sostiene che il movimento di Grillo è a-ideologico e apartitico commette un grave errore di valutazione. Il M5S, così come è strutturato adesso, si è rivelato un partito verticistico sui generis, certo, e fortemente ideologico. E l'ideologia è ravvisabile in una idea totalmente nuova di società in grado di mutare gran parte degli aspetti del vivere quotidiano. E' una ideologia a tutti gli effetti, che sicuramente potrà arricchirsi di ulteriori elementi o per mutate condizioni storiche oppure, più probabilmente, per il capriccio di Grillo e di Casaleggio.

Hanno quindi ragione i due leader quando parlano di rivoluzione e di cambiamento radicale, e la cosa mi preoccupa alquanto, perché chi nella storia ha voluto realizzare una ideologia è sempre stato in grado di passare sopra a tutto: dall'ingovernabilità e il caos di un paese, fino all'eccidio e alla violazione delle libertà individuali.
Mi dà molta inquietudine, ancora, chi propugna qualcosa di completamente nuovo presentandolo come assolutamente buono in contrapposizione al vecchio, marchiato come errore e male da debellare; perché credo che ciò che è buono e giusto non possa essere qualcosa di nuovo e alternativo a ciò che è vecchio! Non saranno le mutate condizioni storiche per via di innovazioni tecnologiche, quale è internet, a plasmare in maniera del tutto inedita i concetti di giusto e bene.
Per questo non credo, anzi provo orrore di fronte a chi professa il nuovo che va bene per tutti.
Io temo il pensiero unico, temo il totalitarismo.

Alla luce di queste considerazioni è chiaro cosa è oggi il Movimento Cinque Stelle, e così proverò a dare una risposta alla seconda domanda.
Per il perseguimento del loro obiettivo, Grillo e Casaleggio sono arrivati forse per caso all'ideazione di un movimento dei cittadini capace di inaugurare una nuova politica (ricordo che un primo tentativo di incidere a livello politico Grillo lo fece quando chiese di partecipare alle primarie del Partito Democratico nel 2007). I principi di questo movimento sono noti a tutti: ogni cittadino incensurato è più degno di qualsiasi politico di gestire la cosa pubblica; la politica non è una professione; la classe politica è corrotta e ha distrutto l'Italia.
A giudicare dallo stato in cui versa il nostro paese è difficile davvero contraddirli: il buon senso di ognuno di noi cittadini avrebbe rifiutato certi provvedimenti contro l'interesse dei più, che pure sono stati presi dai governi precedenti. E questo è il motivo del successo del M5S: non importa se il programma è talvolta approssimativo o con lacune su certi temi, perché chi come me l'ha votato ritiene che ad ogni nuovo problema può essere trovata una soluzione valida grazie al buon senso e alla competenza.

Ma il M5S, allo stato attuale, non è il luogo della democrazia o dell'uguaglianza, in cui uno vale uno. Grillo e Casaleggio hanno fatto breccia negli italiani, perché hanno messo in evidenza l'assoluta miopia dei partiti politici rispetto ai tanti disagi che oggi chi più, chi meno, è costretto ad affrontare, ma questo movimento di cittadini si è rivelato la maschera di una struttura assolutamente verticistica, uno strumento nelle mani di chi mira a degli obiettivi che io ritengo altamente pericolosi.

Ma ritorno a quello che è successo all'indomani delle elezioni. Dicevo che, immediatamente dopo aver respirato un'aria di cambiamento nei volti e negli atteggiamenti dei nostri nuovi rappresentanti, è calato il terrore. Sì, il terrore, voluto da Grillo e Casaleggio per serrare i ranghi della loro creatura. Lì è parso chiaro dove era andato a finire il mio voto. Quelli che dovevano essere solo il megafono e il garante di un movimento dei cittadini e degli ultimi si sono rivelati ciò che forse sono sempre stati: degli autoritari, uomini che amano il potere, e che stanno cercando istillare negli eletti il terrore di essere buttati fuori dal movimento stesso, se non faranno quello che dicono loro.

Cari eletti Cinque Stelle, voglio rivolgervi un appello.
Dite la verità a voi stessi: non avete paura della prevaricazione che state subendo? Non credete che c'è qualcosa che non va per niente? Che dovreste essere liberi di rappresentare noi cittadini invece del volere di un paio di persone? Realizzate il fatto che in tal modo rischiate di tradire la Costituzione stessa per cui avete più volte detto di battervi e di voler difendere?

Se la risposta è sì, allora ribellatevi, liberatevi da chi vuole mettervi un giogo. Create un nuovo movimento dei cittadini estromettendo chi vuole farne uno strumento per i propri scopi, perché di cittadini volenterosi ce n'è bisogno, e milioni di italiani vi hanno votato per questo. Non hanno votato Grillo. Io non ho votato Grillo.

E soprattutto: sappiate che anche voi potete sbagliare. Sappiate che si sbaglia doppio quando si commette un errore e poi non lo si ammette. Sappiate dunque che le vostre convinzioni su ciò che è giusto fare potranno anche cambiare, ma questo non è male. Male è perseverare nell'errore. Avete la possibilità in totale autonomia di dare il vostro contributo al miglioramento nostra società. Perché non farlo? Se poi non sarà possibile, perché non ve lo permetteranno, allora denunciate tutto, e torniamo a votare! Non sciupate l'occasione perché ve lo dicono impongono i leader.

Il nostro paese è vittima della mania di protagonismo. Tanti, troppi personaggi si ritengono insostituibili, fondamentali, e Grillo e Casaleggio sono a pieno titolo tra questi. Liberatevene, fare vincere il buon senso, perché di questo l'Italia ha bisogno: persone serie dotate di buon senso. Tanto basta per essere in grado di fare cose semplici e giuste. Fatelo in nome del paese che rapprensentate.

A. S.